Trama “Io sono la bestia” di Andrea Donaera
Mimì è folle di dolore: il figlio Michele, quindici anni, si è tolto la vita. Si dice che sia colpa di Nicole, la compagna di scuola, che ha rifiutato ridendo il suo regalo, un quaderno di poesie. Mimì non è un padre come gli altri. È un boss della Sacra, e per quel gesto vuole vendetta: così prende Nicole e la rinchiude in una casa sperduta nella campagna salentina. Il guardiano della casa, Veli, rivede in Nicole la ragazza che ama: Arianna, la figlia maggiore di Mimì. Anche Arianna ama Veli. O forse lo amava, prima che la morte del fratello bruciasse tutto e tutti come un incendio. Tra Veli e Nicole fiorisce un legame fatto di racconti e silenzi, ma anche di sfida e ferocia. In una narrazione a più voci, animata da una lingua che impasta prosa, poesia e musica, “Io sono la bestia” racconta storie d’amore anomale, brutali, interrotte. Ma Andrea Donaera racconta soprattutto un destino di violenza scolpito nella pietra del linguaggio, che esplode travolgendo l’innocenza di personaggi e luoghi.
Recensione “Io sono la bestia” di Andrea Donaera
“Io sono la bestia”, un racconto a più voci che incide nell’animo di chi legge un vuoto incolmabile. Ambientato negli anni ’90 in una Gallipoli che profuma di polvere e segreti, apre il sipario su una scena che fa male: il funerale del piccolo Michele che ha deciso di gettarsi giù dal terrazzo apparentemente per un amore non ricambiato.
A quindici anni infatti il rifiuto di una ragazzina può far provare un dolore insormontabile e le risate dei compagni di classe feriscono più di mille cadute. Ma per Michele la vita non aveva in serbo solo questo, Michele era infatti il figlio di Mimì e nella sua breve vita ha dovuto subire tanto, troppo.
Mimì è il boss della Sacra Corona Unita che teneva in un pugno di ferro il Sud. Mimì, una delle voci narranti, mescolando parole dialettali a citazioni famose, da inizio al racconto. Mimì, vittima del dolore per la perdita del figlio e carnefice pronto a farsi giustizia anche con una ragazzina che non sa nemmeno cosa sia la Sacra. Mimì che ha le mani sporche di sangue ma pensa a quelle della moglie sempre sporche di pesce, Mimì che puzza di morte ma pensa alla puzza di frittura attaccata ai vestiti della moglie. Mimì che si confida e racconta e mentre racconta continua a vendicarsi, continua a fare giustizia nell’unico modo che conosce. E la sua presenza, così come occupa un posto d’onore in una Gallipoli troppo spaventata per reagire e troppo timorosa per accusare, predomina anche tra le voci narranti del romanzo.
Romanzo che regala emozioni, fa ribollire di rabbia, stringe stomaco e cuore in una morsa di acciaio. La stessa morsa che stringe lo stomaco di Veli, prigioniero e guardiano nelle mani di Mimì, che nella vita ha fatto un unico errore: innamorarsi della persona sbagliata, Arianna, la figlia di Mimì.
“Io sono la bestia” è quindi anche un romanzo d’amore oltre che di odio e vendetta ma purtroppo la questione che l’amore vince su tutto è una bugia per chi crede ancora nelle favole. Nella vita vera per amore si muore, nella vita vera esiste la violenza, la crudeltà, la paura, la Sacra Corona Unita. E tra le pagine di questo libro, che si aggiudica prepotentemente il titolo di miglior lettura dell’anno, Andrea Donaera racchiude tutto ciò e lo fa con uno stile pazzesco, con un ritmo così ferrato che non lascia nemmeno il tempo di respirare.
Avrò modo di incontrare personalmente l’autore perché mio conterraneo ma rinnovo i miei complimenti anche qui per questo suo fantastico esordio.
A tutti voi invece non dico altro, andate in libreria, su Amazon o dove vi pare e acquistate “Io sono la bestia”. Regalatevi una lettura indimenticabile!
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