Trama “Quando tutto inizia” di Fabio Volo
Silvia e Gabriele si incontrano in primavera, quando i vestiti sono leggeri e la vita sboccia per strada, entusiasta per aver superato un altro inverno. La prima volta che lui la vede è una vertigine. Lei non è una bellezza assoluta, immediata, abbagliante, è il suo tipo di bellezza. Gli bastano poche parole per perdere la testa: scoprire che nel mondo esiste qualcuno con cui ti capisci al volo, senza sforzo, è un piccolo miracolo, ti senti meno solo. Fuori c’è il mondo, con i suoi rumori e le sue difficoltà, ma quando stanno insieme nel suo appartamento c’è solo l’incanto: fare l’amore, parlare, essere sinceri, restare in silenzio per mettere in ordine la felicità. Fino a quando la bolla si incrina, e iniziano ad affacciarsi le domande. Si può davvero prendere una pausa dalla propria vita? Forse le persone che incontriamo ci servono per capire chi dobbiamo diventare, e le cose importanti iniziano quando tutto sembra finito.Questo libro racconta una storia d’amore, ma anche molto di più. I sentimenti sono rappresentati nelle loro sfumature e piccole articolazioni con la semplicità e l’esattezza che rendono Fabio Volo un autore unico e amatissimo dai lettori italiani e non solo. Sullo sfondo di una narrazione che trascina fino all’ultima pagina c’è la sempre più difficile scelta tra il noi e l’io, tra i sacrifici che facciamo per la nostra realizzazione personale e quelli che siamo disposti a fare per un’altra persona, per la coppia o la famiglia. La differenza di dimensione tra essere felici ed essere felici insieme.
Recensione “Quando tutto inizia” di Fabio Volo [a cura di Elisa Pinca]
“Una delle cose con cui ho dovuto lottare era la sensazione di avere un sacco di tempo libero. [] il pensiero di noi due aveva occupato tutti gli spazi vuoti.”
Amore e innamoramento. Quanto amiamo la persona? Quanto l’idea che abbiamo di lei, o meglio di “noi”? Quanto “io” c’è in quel noi?
Gabriele quarantenne milanese, una semi-carriera da pubblicitario (un lavoratore senza ambizione, ma con la spiccata capacità di fare la vittima), un sentimentale solitario: non dover rendere conto a nessuno, non dover dipendere da nessuno e nessuno che da lui dipendesse. Ogni persona tenuta alla giusta distanza grazie alla teoria dell’anima gemella: la persona che, senza alcuno sforzo, magicamente appare esserti complementare. Potete immaginare la durata delle sue relazioni.
Il ritratto del tipico scapolo della Milano da bere. Una vita che lo soddisfaceva, ma si sa che nulla dura in eterno.
“Nella vita una persona sola non può bastare e ognuno di noi non può bastare a un altro.”
Un’altra caratteristica di Gabriele è la lettura; durante una delle sue incursioni in libreria la vede, anzi rivede. Come dice lui stesso: al primo incontro “è stata una vertigine”, il secondo quasi un miracolo. Il terzo, invece, oserei definirlo una scelta, ma anche una sfida.
Silvia, divenuta ormai centro dei pensieri dei Gabriele, oltre che bella, divertente ed estroversa…è sposata ed è madre. Ma
“Essere amati a volte non basta, vogliamo sentirci desiderati.”
E sembra proprio che questa sensazione non appartenga più alla sua vita perché anche lei si lascia trasportare da quello che vede in Gabriele, da quello che inizia a provare per lui; quello che il tempo trascorso con lui le fa sentire. Sa che è sbagliato, ma la tentazione è troppo forte e si lascia convincere dalle parole di Gabriele che schifano le relazioni serie, l’idea di una famiglia da mantenere, di stabilità.
Un tacito, ma non troppo, accordo che prevede di non andare oltre, mai.
È davvero possibile rispettarlo? Passione, condivisone, sentimenti possono davvero rimanere ininfluenti? I nostri bisogni e quelli delle altre persone a cui siamo, già, legati quanto pesano?
“Ho ripensato al noi di cui mi aveva parlato Luca, la potenza della felicità condivisa. Nessuno era lì a guardarmi quando facevo canestro.”
Contagiata dall’entusiasmo post lettura del mio primo romanzo di Fabio Volo, Una gran voglia di vivere, mi sono immersa nella lettura di questo secondo romanzo che non ha fatto altro che confermare l’opinione positiva.
Uno stile che credo possa tranquillamente essere definito un “trattato di pedagogia popolare”: temi che toccano tutti noi, che ci assillano nel quotidiano. Fonti di gioia, ma anche di dolore che ci coinvolgono, appartengono alla nostra parte più intima, da cui non riusciamo a scappare. Il tutto narrato con uno stile divertente e scorrevole, che ti permette di riflettere su di esse senza appesantire, anzi rilassando.
Un romanzo che consiglio assolutamente a tutti, anche solo per la curiosità di una piacevole esperienza letteraria.