Trama “L’ultimo ospite” di Paola Barbato
All’inizio è solo una sensazione, un fastidio. L’odore di polvere mista a muffa, certo. Ma anche qualcosa di stonato, un dettaglio fuori posto. È questo ciò che prova Letizia quando mette piede per la prima volta a Olimpia d’Arsa, una villa antica e quasi in rovina in cui è costretta a rinchiudersi per qualche giorno con Flavio, il notaio che le ha dato un lavoro e una ragione per ricominciare. La proprietaria della casa è morta novantenne senza eredi né testamento e i lontanissimi parenti si sono fatti avanti come bestie avide e feroci, pronti a scannarsi tra loro per impossessarsi della tenuta. E di tutto quello che c’è dentro. Un incarico come tanti. Ma non questa volta. Sono solo piccoli dettagli che non combaciano, un cuscino spostato, una serie infinita di armadi nascosti nella boiserie, il cane di Letizia, che in quella casa non vuole entrare, e una luce azzurra, comparsa per brevi istanti una notte dalle bocche di lupo del seminterrato. Sono solo scherzi della mente, si ripete Flavio, compreso nella propria razionalità. Ma Letizia è certa che non sia così e la sua fervida immaginazione si accende quando trova oggetti infantili sepolti nella casa, ciocche di capelli biondi, muffole, piccoli trofei. Perché una donna senza figli né nipoti avrebbe dovuto conservarli? Perché avrebbe dovuto nasconderli? Ora Flavio e Letizia sono dentro senza possibilità di uscire e il più atroce dei dubbi si insinua nelle loro menti così diverse: e se non fossero soli?
Recensione “L’ultimo ospite” di Paola Barbato
Dopo due mesi di blocco del lettore, torna la prorompente voglia di leggere grazie a Paola Barbato. Lei è tra le mie autrici di thriller preferite perché riesce a creare dei personaggi così ben caratterizzati che ti sembra di averli realmente incontrati e conosciuti nella quotidianità. Le sue storie, sempre originali e ad alta tensione, riescono a farti rimanere incollato alle pagine del libro e a dimenticare tutto ciò che si ha intorno.
Questo è quello che ho trovato nei precedenti quattro libri che ho letto di questa autrice: introspezione psicologica, personaggi ben caratterizzati e approfonditi, storia scioccante con risvolti cruenti, finale inaspettato.
È quello che si può trovare anche in “L’ultimo ospite”? Ni!
Anche questo romanzo è scritto divinamente e scorre in modo meraviglioso ma è veramente molto diverso da ciò che l’autrice ha scritto in passato. Questo non è assolutamente un male perché in fondo è giusto così, la scrittura e la creatività sono in continuo mutamento, cambiano e si evolvono in base alle esperienze e alla vita dell’autore. Diciamo però che le mie aspettative per questo romanzo erano diverse ma alla fine sono rimasta ugualmente contenta.
In “L’ultimo ospite” ci ritroviamo a fare i conti, più che con i personaggi, con un luogo scricchiolante e misterioso: Villa Olimpia D’Arsa. Un’antica casa tramandata da generazioni, rimasta improvvisamente vuota dopo la morte di Adalgisa Grisenti che non ha eredi diretti a cui lasciarla. Come sempre in queste occasioni, quando ci sono di mezzo eredità importanti, i lontani parenti ricompaiono come per magia e sono pronti a tirare fuori i denti per accaparrarsi una fetta di quella eredità.
È per questo che viene tirato in mezzo il rinomato notaio Flavio a cui viene dato il compito di fare l’inventario di tutto ciò che è presente nella Villa per poi permettere agli eredi di dividere equamente. Il problema è che questi eredi sono tanti e tra loro non scorre buon sangue, al notaio viene quindi imposto di svolgere il lavoro letteralmente rinchiuso nella Villa: fino a quando l’inventario non sarà terminato, nessuno dovrà entrare o uscire dalla casa.
Ad affiancare il notaio, la sua fedele assistente “Letizia”. Lei è il vero punto forte del romanzo! Una protagonista piena di difetti, di paure, di complessi. Così piena di paranoie da dare un nome a questo suo alter ego: Medina. Ed è quando Medina prende il sopravvento che uno scricchiolio diventa qualcosa di cui aver paura, è Medina ad accorgersi di una piccola luce azzurra lì dove non dovrebbe esserci, è Medina ad aver paura della grande e antica villa e di tutto ciò che armadi e scomparti segreti potrebbero nascondere.
Come nei film horror in cui nessun essere mostruoso ti fa saltare dal divano ma le musiche e le riprese giuste ti tengono ancora più in ansia, così in “L’ultimo ospite” si rimane con il fiato sospeso. Si volta ogni pagina con voracità per scoprire chi o cosa ci sia di strano in quella villa e se pur per buona parte del libro non succeda nulla di clamoroso, si rimane in allerta per cogliere l’indizio e capire il segreto prima dei protagonisti stessi.
I pezzi del puzzle alla fine prendono il loro posto e ad ogni oggetto o rumore viene data la giusta spiegazione. Per il mio gusto personale, un po’ frettolosa la parte finale e poco approfondito il personaggio di cui mi sarebbe piaciuto sapere di più ma ciò nonostante la lettura è stata piacevolissima.
Ho trovato una Paola Barbato diversa in questo suo ultimo romanzo, ma che comunque non delude.
Se volete approcciarvi a questa autrice, iniziate da “L’ultimo ospite” se volete un thriller più soft. Se invece siete per le storie forti, iniziate da Zoo (QUI la mia recensione) che rimane, ad oggi, il mio preferito dell’autrice.
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