Trama “La profezia che si autorealizza” di Davide Lo Presti
Come può una semplice pillola di zucchero, produrre effetti realmente benefici? In che modo, l’idea di non essere all’altezza di un compito può finire col sabotarci? Attraverso quali sottili meccanismi i nostri pregiudizi tendono a creare delle conferme esterne? Dall’Effetto Placebo all’Effetto Nocebo, dall’Effetto Pigmalione all’Effetto Lucifero, dagli studi di Paul Watzlawick e Giorgio Nardone ai pioneristici contributi di Robert Merton e William Thomas, nel mondo scientifico è ormai ampiamente riconosciuto il potere delle aspettative di costruire la realtà. Tuttavia la frammentarietà di questi autorevoli contributi, ha impedito di avere una visione d’insieme di questo affascinante fenomeno noto col suggestivo nome di “Profezia che si Autorealizza”. In questo libro, frutto di oltre tre anni di ricerche, viene per la prima volta offerta una visione a tutto tondo, arrivando a una sintesi in cui vengono spiegati i meccanismi che portano una predizione, anche di per sé infondata, a produrre gli effetti reali attesi. Il fine del libro è di spingere il lettore a utilizzare nella propria vita questo “incantesimo”, per diventare artefice del proprio destino e non restare vittima inconsapevole delle proprie errate convinzioni, o dei tanti Oracoli Moderni che ci circondano. Gli accattivanti case study tratti dalle biografie di importanti icone come Steve Jobs, i Beatles e Jimi Hendrix, nonché i molteplici riferimenti alla cultura pop, come il film Matrix, Il Mago di Oz o Google, ne rendono la lettura non solo utile, ma anche piacevole.
Recensione “La profezia che si autorealizza” di Davide Lo Presti [a cura di Elisa Pinca]
Steve Jobs, gli andamenti finanziari, Jimi Hendrix, topi da laboratorio e studenti di psicologia, Marie Curie, Mozart, i Beatles, finti pazienti internati e piccoli (per età) scolari, giusto per citarne alcuni. Quale è il filo conduttore? Mi credete se vi dico che non sono solo accomunati tra di loro, ma il tres d’union può allacciarsi ad ognuno di noi?
Un piccolo indizio, anzi due: campo di distorsione della realtà e realtà di secondo ordine.
Tutto chiaro adesso, no?
D’accordo qualche altro indizio ve lo devo.
Immaginatevi di essere stati invitati ad un evento di gala, circondati da persone ricche o famose. Seduti a tavola assaggiate il vino più buono assaggiato fin ora. Considerato il tipo di serata una spesa sostenuta è lecita; la presenza di quelle persone obbliga moralmente a una certa qualità. E si sa che la qualità ha un prezzo.
A fine serata vi capita di parlare con un cameriere che vi rivela lo scoop della serata, a patto di tenervelo per voi. Il vino servito, spacciato per caro, era in realtà estremamente economico, degno della tavola di una quotidiana cena di famiglia.
Come è possibile che fosse così sublime al palato, nulla in confronto ai soliti vini, ai quali invece avete appena scoperto appartenere anche quella bontà divina.
Vi ha ingannato il cameriere o i vostri sensi vi hanno abbandonato?
Non tutti però abbiamo l’occasione di partecipare a questi eventi.
Ognuno di noi però, per un tempo più o meno lungo, è stato seduto dietro un banco di scuola.
Quanto avete odiato quella professoressa che vi aveva preso come capro espiatorio? Che vi guardava con sufficienza, vi dava un voto basso a prescindere dal vostro impegno. Vi aveva etichettato come somari e nulla al mondo avrebbe potuto farle cambiare idea, anzi non potevate che darle ragione in quanto vi aveva confermato che per la materia eravate davvero negati.
Vi ho appena narrato due situazioni estremamente diverse, ma vi sfido a trovare un aspetto comune.
I banchettari hanno gustato il vino COME SE fosse un’eccellenza gastronomica; l’insegnate e lo studente agivano COME SE quest’ultimo fosse un innegabile somaro.
Entrambe le situazioni sono schematizzabili con
Asserzione presa per vera → instilla precise aspettative → spinta a compiere determinate azioni → effetti reali attesi (previsti dalla profezia)
“Se gli uomini definiscono certe situazioni COME reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”
Mi spiego meglio: ogni previsione ha il potere di condizionarci spingendoci a mettere in atto esattamente quei comportamenti che portano alla sua realizzazione.
Un evento accade solo per il fatto che è stato predetto, altrimenti non sarebbe mai accaduto in quanto L’uomo pianifica il suo agire in base ad idee, credenze e convinzioni, giuste o sbagliate che siano. Determinante è la percezione.
I nomi citati all’inizio ne sono l’esempio vivente: erano talmente convinti dell’etichetta con cui si identificavano, o che avevano loro attribuito, che l’hanno resa reale.
Prendiamo il caso “Steve Jobs”: bambino adottato, etichettato dagli insegnanti come vero teppistello, preoccupati di trovarsi davanti un futuro criminale a meno di seri provvedimenti presi da scuola e genitori (e perché no qualche psicologo o psichiatra di turno che probabilmente avrebbe chiuso, MA NON RISOLTO, la faccenda etichettando Steve con la sindrome di ADHD).
Etichetta → pregiudizio → aspettative negative → comportamento discriminatorio → effetti reali
Il suo destino stando a queste premesse.
Conosciamo tutti però il finale della storia, Steve Jobs non è di certo famoso per essere finito in carcere.
I genitori adottivi e la nuova insegnate hanno infatti detto chiaramente di non essere concordi a quelle etichette, anzi di vedere in Steve enormi potenzialità, un bambino destinato a diventare un genio.
Hanno, in questo modo, esercitato su di lui il profetico Effetto pigmalione : convinzioni positive → aspettative positive → comportarsi come se → effetti reali.
Hanno incentivato il piccolo, poi grande, Steve a credere nelle sue idee ed agire COME SE queste fossero realizzabili, non utopie.
Infatti, la Fiducia è necessaria, ma non sufficiente. Se vogliamo raggiunger ciò in cui crediamo dobbiamo armarci di tanta pazienza e forza di volontà. Dobbiamo lavorare otto giorni a settimana per tredici mesi l’anno.
Perché nonostante tutto e tutti dipende da noi rendere le aspettative un freno a mano psichico o la molla che ci porta al successo. Siamo ciò che crediamo di essere
Ricordate, però,
È possibile, NON È FACILE. È REALIZZABILE, non semplice.
Ma oltre la paura ci aspetta l’infinito.
Come applicare tutto ciò alla nostra quotidianità? Alle sfide di tutti i giorni senza dover per forza sognare di cambiare il mondo o essere ricordati in eterno, ma con il semplice obiettivo di essere noi stessi fautori del nostro destino e vivere il più serenamente possibile?
Non vi resta che leggere il libro e stupirvi ad ogni riga!
“La profezia che si autorealizza” di Davide Lo Presti non è un vero e proprio romanzo perché è composto da capitoli brevi, ripetitività necessaria, che permettono anche una lettura frammentata.
Consigliato questo libro a tutti i curiosi, agli intraprendenti, agli appassionati e a chiunque abbia un sogno nel cassetto, qualche paura o solo voglia di mettersi in discussione.