Trama “Sabbie Mobili. Tre settimane per capire un giorno”
Stoccolma, il quartiere più elegante. Nella classe di un liceo cinque persone sono a terra, colpite da una raffica di proiettili. Accanto a loro, Maja Norberg: diciotto anni appena compiuti, brava studentessa, popolare, ragazza di buona famiglia. Tra le vittime ci sono il suo fidanzato, Sebastian Fagerman, il figlio dell’imprenditore più ricco di Svezia, e la sua migliore amica, Amanda. Nove mesi dopo, il processo sta per cominciare. Maja è accusata della strage e ha trascorso un lungo periodo in custodia cautelare. I giornali non le hanno dato tregua, nessuno crede alla sua innocenza, la ragazza della porta accanto si è trasformata nella teenager più odiata di Svezia. Peder Sander, l’avvocato difensore, ha il difficile compito di mettere in discussione quello che ormai sembra scontato per tutti, la colpevolezza della ragazza, e di fare emergere la verità di Maja. Che cosa ha fatto? O, forse, è quello che non ha fatto ad averla condotta a questo punto? Attraverso la voce di Maja, irriverente, dura, unica, ripercorriamo i fatti fino ad arrivare a quel terribile giorno. L’incontro con Sebastian, un amore malato e totalizzante, feste, tradimenti. E, mentre il racconto prosegue, si sgretola la facciata rassicurante di una comunità agiata in cui gli adulti si voltano dall’altra parte per non vedere i loro figli che – tra violenza, tensioni razziali e problemi di droga – affondano sempre di più nelle sabbie mobili.
Recensione “Sabbie Mobili. Tre settimane per capire un giorno”
Affinché un libro rientri nelle mie corde deve necessariamente essere: introspettivo, scorrevole ma minuzioso, incalzante e misterioso quanto basta. “Sabbie Mobili” ha tutte le carte in regola per essere un thriller psicologico degno di nota.
La storia parte dal crimine, o meglio da una vera e propria strage. Una di quelle vicende che lascia tutti sconvolti: una strage in un liceo, cinque corpi sul pavimento, dietro il grilletto probabilmente la mano di una normalissima ragazza appena diciottenne.
A premere il grilletto, secondo l’accusa, è stata Maja. Una ragazza semplice, bella ma non permalosa, popolare ma non in stile cheerleader odiosa, benestante ma non altezzosa. Cosa succede quindi nella sua vita da spingerla a premere quel grilletto?
Succede semplicemente che Maja, un giorno, incrocia la sua strada con il ragazzo sbagliato, con un amore sbagliato. Sebastian, il ragazzo più ricco e complicato della città, figlio di un uomo potente ma assente, diventa per Sebastiam un male incurabile. Lui è un buco nero. Lui è a sua volta una vittima: delle sostanze stupefacenti, della derisione del padre, della depressione, della vita. E come ogni buco nero travolge e trascina nell’oscurità tutto ciò che ha intorno, Maja compresa. Maja in primis.
L’autrice M.P. Giolito, utilizza Maja come voce narrante e ci lascia il tempo e il modo di vagare nella sua testa e nella sua anima. Ci mette tutto su un grande tavolo: tutte le prove del processo, la descrizione della strage, il passato di Maja e Sebastian, la loro storia d’amore, la vita della ragazza nel carcere preventivo, i suoi pensieri e le sue paure. Maja è un’assassina, lo sappiamo dalle primissime pagine del libro.
Di notte sono come l’aria in un giorno senza vento in cui tutto è fermo e niente può fuggire. Ricordo troppo. E la verità, per quanto possa interessarvi, la verità è che sono colpevole.
Abbiamo tutto, ogni minimo dettaglio per decidere da che parte schierarci, ogni minuzioso dettaglio per riflettere: Maja è colpevole, ma di cosa? È possibile affezionarsi ed arrivare a perdonare una persona che ha premuto un grilletto, che ha ucciso delle persone?
Con Maja succede. Con “Sabbie Mobili” succede.
La cosa più grande è l’amore dicono. La gente afferma in continuazione, e alcune persone sembrano crederci davvero. Il procuratore ha detto che ho fatto quel che ho fatto perché amavo Sebastian. Che il mio amore per lui era la cosa più grande per me. Che niente era più importante di quello. Ma non è vero. Perché la cosa più grande è il terrore, la paura di morire. L’amore non significa niente quando credi di essere sul punto di morire.
Chi non è abituato ai thriller potrebbe trovare un pò noiosa la parte dei processi perché si analizzano le prove, si entra nel dettaglio, ci si dilunga sulle arringhe. Ma senza tutto ciò, questo libro non sarebbe stato lo stesso, l’empatia per la protagonista non ci sarebbe stata. Vivere così lentamente, come dice anche il sottotitolo (tre settimane per capire un giorno) ci aiuta ad immedesimarci, ci aiuta ad avvicinarci alla protagonista. Ed io l’ho trovato perfetto così.
Curiosa di vedere cosa ne verrà fuori dalla serie tv!