Quest’anno è per me l’anno dei thriller o almeno è iniziato così. È solo il secondo thriller letto nel 2018 ma come per il primo (Il bambino silenzioso) è stata una gran bella sorpresa.
Il thriller in questione è “L’uomo di gesso” di C. J. Tudor edito Rizzoli (che ci ha anche deliziati con una cover di grande impatto e soprattutto con una sovracoperta effetto lavagna che mi è particolarmente piaciuta).
Trama “L’uomo di gesso” di C.J. Tudor
Sono trascorsi trent’anni. Ed Munster adesso è un uomo, è rimasto a vivere nella stessa cittadina e insegna nella scuola locale. Abita nella bella casa che gli ha lasciato la madre e affitta una stanza a una studentessa vivace da cui è attratto, suo malgrado. Ed sembra essersi lasciato il passato alle spalle, quell’estate del 1986 in cui era un ragazzino e trascorreva giorni interi con i suoi amici. Tra infinite corse in bicicletta, spedizioni nei boschi che circondano la pittoresca e decadente Anderbury e i pomeriggi a scuola, il loro era un tempo sereno: erano una banda, amici per la pelle. E avevano un codice segreto: piccole figure tracciate col gesso colorato, per poter comunicare con messaggi comprensibili solo a loro. Poi, un giorno, quei segni li avevano condotti fino al bosco. Fino al corpo smembrato di una ragazza. Chi sia stato l’artefice di un simile delitto, in questi trent’anni, non si è mai saputo. Sono state percorse innumerevoli piste, tutte finite in vicoli ciechi, tutte rimaste fredde. La verità di cosa sia successo quel giorno nel bosco non è mai emersa. Ma adesso Ed ha ricevuto una lettera: un unico foglio, un uomo stilizzato, disegnato col gesso. Anche gli altri hanno ricevuto lo stesso messaggio. L’uomo di gesso è tornato. Con un thriller ispirato alla migliore tradizione anglosassone, C.J. Tudor afferra il lettore in una spirale progressiva e inesorabile, dentro la quale, solo nelle ultime pagine, ogni tassello troverà il proprio posto. Quando il quadro si farà d’un tratto necessariamente chiaro.
Recensione “L’uomo di gesso” di C.J. Tudor
L’uomo di gesso è un thriller complicato, enigmatico. Non tanto per quanto riguarda la trama, che al contrario scorre molto linearmente e chiaramente, quanto invece per l’impatto che ha sul lettore.
Essenzialmente è una storia abbastanza semplice che viene raccontata su due diverse linee temporali: il 1986 e il 2016.
Il protagonista, voce narrante della vicenda, è Ed Munster. Un uomo dall’aspetto trasandato che ha scelto di vivere nella casa in cui ha sempre vissuto, ad Anderbury, città che l’ha visto nascere e crescere. Ed Munster, ora insegnante, sembra essere un uomo dalle radici ben radicate nel passato.
Un passato tumultuoso e profondamente segnato dal mistero. Un mistero che ha avuto inizio nel 1986 quando Ed era solo un ragazzino e trascorreva i pomeriggi con i suoi fedeli amici. Avevano addirittura un loro codice personale per comunicare: omini di gesso disegnati sui muretti, sull’asfalto, sugli alberi. Ogni componente del gruppetto di amici aveva il suo colore, in questo modo non solo riuscivano a lasciarsi dei messaggi e a darsi degli appuntamenti, ma riuscivano anche a capire a chi di loro apparteneva il messaggio in codice.
Un gioco divertente fino a quando tra gli omini di gesso, iniziano ad apparirne con il gessetto bianco. Nessuno di loro ha quel colore ma inevitabilmente tutti hanno un’irrefrenabile voglia di scoprire dove conducono. Gli omini bianchi infatti segnano un percorso, sembrano indicare qualcosa ma ciò che trovano non è assolutamente quello che si aspettavano. Il corpo di una giovane ragazza fatto a pezzi e nascosto in vari punti nel bosco.
Quindi, come nella maggior parte dei thriller che si rispetti, la questione è capire chi sia stato ad ucciderla e a disegnare gli omini con il gessetto bianco.
La parte più strana di questo thriller “L’uomo di gesso” è proprio che sembra averti già messo tutto palesemente davanti per risolvere il caso ma poi frena e cambia direzione, bruscamente, inaspettatamente. Perché nulla è come sembra.
“Non dare mai nulla per scontato. Dubita di tutto. E guarda sempre cosa c’è dietro quello che ti sembra ovvio.
Diamo per scontate molte cose perché è più semplice, costa meno fatica. Ci risparmia il disturbo di pensare troppo. (…) Fare supposizioni ci frega anche in altre maniere. Può impedirci di vedere la gente per quella che è realmente, ci fa perdere di vista le persone che conosciamo.”
È con questa riflessione che ci lascia C.J. Tudor. Perplessi e sorpresi per aver abboccato alla trappola dell’autrice. Dubitate ragazzi, dubitate anche di lei 😉
Ma leggete questo thriller perché lo merita veramente!